Il parco proibito
Gianni Vannini
Il signor K., nonostante l'età non più giovane, si muoveva ancora con agilità mentre sgattaiolava, rasentando i muri delle case, in direzione del parco pubblico. Avrebbe dovuto essersi abituato a queste uscite clandestine ma, anche dopo settimane, la cosa gli procurava ancora qualche scarica di adrenalina. Il signor K. sapeva bene che il tratto di strada attraverso la zona residenziale era il più pericoloso perchè il rischio di essere visto era molto alto. La maggior parte dei suoi vicini non avrebbero esitato a denunciarlo al Buon Padre di Famiglia se, dall'alto dei loro balconcini pieni di tricolori e arcobaleni, tra una canzone di Mino Reitano e una di Toto Cutugno, lo avessero colto sul fatto. Proseguì ancora per qualche minuto quel suo zigzagare tra un condominio e un altro fermandosi solo una volta al riparo di un tronco per lasciar passare un'auto che ripeteva all'infinito un messaggio del Buon Padre di Famiglia: " non uscite!", "mantenete la calma"(?), "restate a casa!". Finalmente il signor K. arrivò al parco, i cui ingressi erano pieni di cartelli di divieto e minacce di sanzioni che tuttavia non impedivano certo l'accesso. Appena imboccato il vialetto centrale sul suo cellulare cominciarono ad arrivare messaggi minacciosi: "sappiamo dove sei", "torna a casa", "sei ancora in tempo", "ultimo avviso"! Poi, avvicinandosi al fiume che tagliava in due quel parco una volta così frequentato ed ora deserto, K. cominciò a sentire un rumore insistente farsi sempre più vicino sopra la sua testa: capì subito che un drone dotato di telecamera e con un messaggio registrato si stava dirigendo verso di lui. "Non essere stupido: torna subito a casa!”: il fastidio provocato da quella voce innaturale sempre più vicina lo indusse ad aumentare il passo fino al punto di mettersi a correre ma senza invertire la rotta. Improvvisamente si trovò la strada sbarrata da una camionetta dell'Esercito dalla quale scesero velocemente quattro o cinque soldati armati fino ai denti. Fece appena in tempo a ripercorrere mentalmente poche immagini della sua vita e, quasi con naturalezza, gli tornarono in testa le parole che suo nonno gli ripeteva quando era bambino: “vivi la tua vita con intensità e con la consapevolezza di essere mortale ma non avere mai paura né della malattia né della vecchiaia perché chi vive nella paura è già morto e non lo sa”. Quando il signor K. fu raggiunto dai primi colpi cadde in ginocchio in mezzo alla strada, pronto a ricevere il colpo di grazia. In lontananza dai balconi risuonavano ancora quelle poche parole: “andrà tutto bene….”.