La Genesi apocrifa
Gianni Vannini
Il primo giorno Dio creò l'idrogeno,
col tocco della sua bacchetta magica,
con le sue grandi doti d'alchimista,
con il suo genio d'artista
e con l'aiuto di suo padre
ma, siccome non era mai contento,
da quell'unico elemento
altri cento
ne creò.
Il secondo giorno Dio creò le stelle,
per risparmiare l'elettricità.
Disse a se stesso:
"Ho fatto un bel lavoro,
con queste stelle d'oro
più solo non sarò".
Ma anche con la luce delle stelle
e il calore sulla pelle
si sentiva sempre giù.
E il terzo giorno Dio creò la donna.
La chiamò Eva, come sua sorella,
poi le levò una costola dal fianco,
la trasformò in un uomo bianco
con gli occhi biondi e i capelli azzurri.
Poi mise tutti e due in un giardino,
disse: "Non toccate quel mandarino"
ma nessuno lo ascoltò.
E il quarto giorno Dio creò l'Italia,
mettendoci l'impegno più completo.
E, contemplando il suo capolavoro,
disse: "Queso paese vale un tesoro,
me lo dicono le stelle."
Di certo era un dio di qualità
ma come astrologo, in verità,
non valeva proprio niente.
Il quinto giorno Dio creò la Fiat,
ci mise dentro un padrone e un presidente
poi mise gli operai e disse loro:
"Mi raccomando: molto lavoro,
pochi scioperi e poche parole.
In quanto alle donne andateci piano,
fare all'amore non è affatto sano.
Una volta all'anno vi basterà".
E l'ultimo giorno Dio verrà sulla Terra,
volando sulle sue ali dorate.
Peccato che non lo vedrò arrivare:
forse quel giorno sarò occupato,
forse quel giorno sarò ammalato.
Peccato che non lo sentirò cantare:
forse quel giorno sarò lontano,
forse quel giorno sarò a Milano.