La Genesi apocrifa

Gianni Vannini

testo di una canzone risalente al 1974

Il primo giorno Dio creò l'idrogeno,

col tocco della sua bacchetta magica,

con le sue grandi doti d'alchimista,

con il suo genio d'artista

e con l'aiuto di suo padre

ma, siccome non era mai contento,

da quell'unico elemento

altri cento

ne creò.


Il secondo giorno Dio creò le stelle,

per risparmiare l'elettricità.

Disse a se stesso:

"Ho fatto un bel lavoro,

con queste stelle d'oro

più solo non sarò".

Ma anche con la luce delle stelle

e il calore sulla pelle

si sentiva sempre giù.


E il terzo giorno Dio creò la donna.

La chiamò Eva, come sua sorella,

poi le levò una costola dal fianco,

la trasformò in un uomo bianco

con gli occhi biondi e i capelli azzurri.

Poi mise tutti e due in un giardino,

disse: "Non toccate quel mandarino"

ma nessuno lo ascoltò.


E il quarto giorno Dio creò l'Italia,

mettendoci l'impegno più completo.

E, contemplando il suo capolavoro,

disse: "Queso paese vale un tesoro,

me lo dicono le stelle."

Di certo era un dio di qualità

ma come astrologo, in verità,

non valeva proprio niente.


Il quinto giorno Dio creò la Fiat,

ci mise dentro un padrone e un presidente

poi mise gli operai e disse loro:

"Mi raccomando: molto lavoro,

pochi scioperi e poche parole.

In quanto alle donne andateci piano,

fare all'amore non è affatto sano.

Una volta all'anno vi basterà".


E l'ultimo giorno Dio verrà sulla Terra,

volando sulle sue ali dorate.

Peccato che non lo vedrò arrivare:

forse quel giorno sarò occupato,

forse quel giorno sarò ammalato.

Peccato che non lo sentirò cantare:

forse quel giorno sarò lontano,

forse quel giorno sarò a Milano.

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