L'arrivo

Chiara Chimirri

Antananarivo è la capitale del Madagascar, una città dura, ti accoglie come un pugno allo stomaco, ma dopo un po' di tempo tutto si addolcisce, forse.


18 gennaio 2014
Antananarivo, Madagascar

Dal cielo posso distinguere pezzi di costa, luci, mare, ma è troppo fitto e denso il buio alle quattro e mezzo de mattino e l'aereo fa in tempo ad atterrare che una volta scesi, dopo undici, estenuanti ore di volo, mi si spiana davanti una luce lunare, grande e sfacciata che illumina una mini pista di atterragio la quale conta quattro o cinque “air madagascar” giganti aerei.

La burocrazia per l'ingresso nel paese è così lenta e macchinosa che faccio in tempo a vedere l'alba, che appare in un attimo e poi lascia spazio solo ad una strana e dolce luce. L'aria è afosa, calda, sa di pioggia e di petrolio.

Eric mi sta aspettando, con un grande cartello con su scritto, ben chiaro, il mio nome. Sorrido e Eric risponde al mio sorriso. É bello sapere che all' aereoporto c'è qualcuno che ti sta aspettando, anche uno sconosciuto, tutto cambia. Ci avviciniamo alla macchina e carichiamo i bagagli e intanto aspetto Eric che torni dalla cassa automatica del parcheggio. Lo vedo da lontano aspirare avidametne una sigaretta e sinceramente, ha tutta la mia invidia, dopo un lungo volo non desidero altro che una sigaretta. La getta e gli dico “c'est pas problème, je fum!” e entriamo in macchina, con cicchino in bocca per percorrere la strada dall'aereoporto al centro di Tana.

Cominciamo una conversazione, di quelle tra sconosciuti e nonostante il mio francese zoppicante, la chiaccherata si protrae ed è naturale, spontanea: clima, pioggia, politica, lavoro, e intanto attorno, nuvole mai viste coronano l'orizzonte e una luce forte e brillante offusca il vetro anteriore.

Dai finestrini aperti per lasciare uscire il fumo gocciola ciò che resta di una violenta pioggia, ma è così caldo che poco importa. Incappiamo in mercati, motorini, polli in quantità, spazzatura bruciata e grosse buche in terra. Le strade sono tutta una salita e una discesa e il tragitto sembra uno, una sola rotta che tutti percorrono, in su e in giù. Io osservo, parlo con Eric, mi chiede se sono simpatica, divertente, beh..mai stata posta una domanda del genere. Lui ha famiglia, trentacinque anni e due figli, sempre stato in Madagascar. Mi piace la confidenza già instaurata, quanto sarà vera? Non so io, ma lui sì, sembra simpatico.

Mi porta a casa di Hélène, ma lei non c'è ancora, una grande casa, occidentale, domestici e bambini. Faccio appena in tempo ad osservare il giardino pieno di fiori colorati che mi accompagnano in stanza, vedo il letto e il resto sono solo tre ore di sonno pieno di turbolenti sogni, eccoci in Madagascar, bienvenue.

 

15 febbraio 2014
Antananarivo

Bella giornata a Tana. Il cielo sempre offuscato da strane nuvole gommose fa sentire tutto un po' più ovattato; volti nuovi, diversi stili di vita e impressioni in questa lunga giornata. Gente a caso, sorridente. Aquisto confidenza con i luoghi e mi ritrovo a scrivere pensieri su uno scontrino, alle sei del pomeriggio, le casse suonano un improbabile Micheal Jackson. É febbraio, ed è estate. Mi piace Tana, con le sue mille facce e i suoi quartieri ricchi e poveri, la polvere, strade sabbiose, poi fangose; smog, sole bollente e odore di vaniglia. É ancora febbraio ed è estate.

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