MAHLER L'ULTRA UMANO

Lucilla Gattini

IMPRESSIONI PROFANE, E MOLTO PERSONALI, DI UNA MUSICOFILA IGNORANTE SULLA DECIMA SINFONIA DI MAHLER.

L'adagio della decima sinfonia di Mahler è uno degli ascolti più impressionanti di tutta la musica. Tra stupefacenti invenzioni, suoni di incredibile e nitida bellezza, in un rigore mai freddo di note, sembra che la morte dialoghi con te, tranquillamente, senza nessuno degli elementi spaventosi, macabri, morbosi o strappalacrime che quasi sempre la accompagnano nel nostro immaginario e nelle espressioni artistiche che la riguardano. Qui non viene evocata come figura gotica o espressionista che giunge dall'esterno, qui non esiste alcun tentativo di idealizzarla facendone un'entità astratta che giunge a ghermire poeticamente gli uomini, né di esorcizzarla conferendole sembianze antropomorfe dotate di falce e ghigni terrorizzanti ma comunque disponibili ad ingaggiare lotte per prevalere, al contrario è la nostra stessa intima essenza che diventa lei e parla a ognuno di noi denudando la realtà dell'umana condizione da qualsiasi orpello consolatorio. Rivelandoci senza falsa misericordia di appartenere a ogni essere vivente fin dalla nascita, compagna inseparabile, dormiente gemella in attesa di compiere la sua ineluttabile missione. Qui non c'è malinconia, paura o disperazione, tutto è stato superato, ma neppure echeggiano accenti di speranza o di fede, mai ho percepito in un autore una tale assenza di religiosità e persino di laico riscatto o pagana catarsi. Opera di potenza nuda, perfetta e definitiva che avvolge inesorabilmente in un sudario di fumo pecche e dolori, amori, rimpianti e debolezze per evaporarli nel cosmo algidamente imperscrutabile, proiettati verso il mistero di un duro nucleo primordiale da cui non possono piovere risposte. Solo un alito appena accennato ci ricorda la vita ormai alle spalle, suggerisce rammarico, insinua forse un sussurrato rimprovero per le cose mai realizzate o rimaste incompiute, per qualche spreco perpetrato durante un'esistenza che termina e che non concederà altre occasioni.

Sapere quanto il privato del musicista fosse problematico quando componeva quest'opera incredibile, tanto da non riuscire a terminarla, non può che ribadire come l'arte vera prescinda dalle vicende personali trasfigurandole in sublime universalità. E non è una suggestione la sensazione, quando la musica finisce, che il suono aleggi ancora, a lungo, nell'aria.

 


  • Bravissima!!!! Concordo pienamente in tutto! Quel perdurare del suono dopo che gli archi hanno concluso la loro vibrazione (accade anche nel l'adagio finale della Nona) era una specie di ossessione per Mahler che riempiva le sue partiture di molte annotazioni perché non generassero dubbi , i famosi quattro p con accanto "morendo" -" ancora più lento" " come a dissolversi", ne sono la conferma. Se vai nella posta ti ho risposto ieri al tuo apprezzamento per Zinaida, attraverso welovewords non mi era possibile perché stranamente c'è un tempo limite.

    · Il y a plus de 10 ans ·
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    Gabriele Poli

    • Aaaah!!! sono fiera di me...eh eh, non conoscendo tecnicamente la musica si vede però che subentra la sensibilità! Non sapevo che fosse una sua mania... Mi hai scritto all'indirizzo mail? Non vedo niente!

      · Il y a plus de 10 ans ·
      1395687146

      Lucilla Gattini

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