Ricerca scientifica
Gianni Vannini
Le scoperte scientifiche hanno influito in maniera determinante sulla crescita della civiltà umana, in tutte le sue fasi. L'importanza che i vari Newton, Galileo o Einstein (per citarne solo alcuni ) hanno avuto sul cambiamento di prospettiva dell'essere umano verso l'universo e persino verso i propri simili è sotto gli occhi di tutti. Nel momento storico che stiamo vivendo, però, la ricerca scientifica rischia di perdere il suo significato originale che si basava essenzialmente su due capisaldi: la neutralità e l'universalità. Neutralità vuol dire che il pensiero scientifico non può essere asservito all'interesse economico particolare di un singolo soggetto o di un gruppo nè tantomeno ai capricci del potere politico ( ai nostri tempi le due cose spesso coincidono ). Universalità significa che i frutti della ricerca, siano essi dei nuovi farmaci o dei ritrovati tecnologici rivoluzionari, appartengono al genere umano nel suo complesso, come dei veri e propri beni comuni, e non è quindi concepibile che siano sottoposti a copyright di qualunque genere. Il fatto che la gran parte della ricerca scientifica attuale venga finanziata da soggetti privati tutt'altro che disinteressati rappresenta, com'è ovvio, ben più di una semplice minaccia a questi principi. L'unica risposta che una vera Sinistra può dare a questo problema è pretendere che la ricerca ( nella maggior parte e, comunque, per intero per quanto riguarda le linee d'indirizzo generale) goda di una gestione rigorosamente pubblica, con gruppi di lavoro che non siano in competizione tra loro ma collaborino anche a distanza per il raggiungimento di un risultato comune. Questo risultato, alla fine, sarà il successo di tutti e dovrà essere a beneficio di tutti, nessuno escluso. Questa razionalizzazione permetterebbe, tra l'altro, di ridurre notevolmente i costi, fermo restando che stiamo trattando, come nel caso di altri beni comuni, di una materia che non ha, nè potrebbe avere per sua natura, vincoli di bilancio visto che c'è in ballo qualcosa di molto più importante: il benessere dell'umanità. C'è inoltre un effetto collaterale molto importante dell'attule sostanziale privatizzazione della ricerca ed è la crescente sfiducia dell'uomo comune verso il mondo scientifico. Le infinite polemiche sulla necessità dei vaccini o sull'efficacia dei farmaci in genere sono sicuramente figlie di questa situazione. Infatti, quando uno scienziato va in tv a proclamare le acclarate doti taumaturgiche di questo o quel medicinale il telespettatore attento si interroga (non a torto ) sul fatto che certe affermazioni possano essere influenzate dal particolare non trascurabile che le industrie che producono quei farmaci sono le stesse che finanziano le ricerche che ne dovrebbero provare l'efficacia. Quello che qui si richiede, com'è evidente, è un cambiamento epocale, un ritorno alle origini che permetta di riconciliare l'uomo con la Scienza.