Stato,nazione e altri alieni
Gianni Vannini
Per quanto la frase "l'Italia è un'espressione geografica" ci abbia fatto arrabbiare un po' tutti quando andavamo a scuola perchè, nella nostra mente di bambini o ragazzini, sembrava fare a pugni con l'evidenza ci ha invece fornito, crescendo, numerose prove della sua veridicità. Che cosa hanno in comune un altoatesino, un valdostano, un sardo, un siciliano? Se dicessimo la lingua sarebbe sicuramente falso ma anche la cultura o l'habitat sembrano risposte quanto meno azzardate. In realtà una delle principali attrattive del nostro paese (mi voglio sbilanciare a definirlo così) è proprio il fatto che bastino poche ore di automobile per cambiare completamente scenario: dalle colline toscane alla pianura padana per poi spingersi fino alle montagne del Trentino e ritornare indietro verso il mare di Genova o di Venezia e poi ancora via: in rotta verso sud a caccia di mari sempre diversi e di paesaggi sempre più brulli sino ad incontrare i fichi d'india della Sicilia. Un mio vecchio collega di lavoro ripeteva spesso questa frase:"ma chi ci ha mescolato?" (la cosa buffa è che si trattava di un figlio del sud emigrato a Firenze). Ebbene, questa semplice domanda, nella sua apparente ingenuità, contiene una buona dose di verità. E' proprio così: è come se uno chef dispettoso avesse preso degli ingredienti a casaccio e li avesse messi insieme, curioso di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori. Un'altra frase che ho sentito tante volte dagli anziani quando ero bambino è:"accidenti a Garibaldi!". La saggezza popolare ha intuito, evidentemente, più di quello che i libri di storia raccontano. Come ben sappiamo l'unificazione d'Italia, voluta inizialmente solo da una ridottissima minoranza, se ha trovato, strada facendo, una crescente simpatia al nord è stata più che altro subita dalla popolazione meridionale. Per la maggior parte di essa quella sabauda era solo l'ennesima dominazione straniera da sommarsi a quelle di normanni, arabi, Angioini e Borboni e non c'è da stupirsi che tale malcontento sia sfociato prima nel brigantaggio e poi nella mafia (anche se le radici di quest'ultima vengono fatte risalire a tempi precedenti ma prima non si poteva certo parlare di essa come fenomeno organico). Si suol dire che la mafia ( o la camorra o la 'ndrangheta o la Sacra Corona Unita) abbia la capacità di riempire i vuoti lasciati dallo Stato e, per quanto questa espressione suoni un po' troppo assolutoria per i popoli interessati, non v'è dubbio che contenga una buona dose di verità. "Lo Stato: questo sconosciuto", potremmo dire, e questo vale un po' per tutti gli italiani, non solo per quelli del sud: per quelli, ad esempio, che non amano pagare le tasse, quelli che non si fidano "dei politici", quelli che si arruolano e si fanno tuttele missioni all'estero perchè "si guadagna bene", quelli che la madre li ha convinti a fare domanda in Polizia per allontanarli dalle cattive compagnie, quelli che vorrebbero far nascere i propri figli in una clinica privata, quelli che li fanno studiare in una scuola privata, quelli che portano i soldi in Svizzera, quelli che pensano che i dipendenti pubblici rubino lo stipendio.... e questo elenco potrebbe non finire mai. Tuttavia la storia ci insegna anche che il senso di appartenenza non è sempre un pregio per un popolo: può sfociare infatti nel nazionalismo, che è quasi sempre l'anticamera della guerra e conduce sovente a vedere nello straniero una minaccia alla propria identità culturale e ad una mitologica purezza. Non a caso, quando i sovranisti di casa nostra provano a toccare certe corde, ottengono un successo assai più tiepido di quando paventano una minaccia di tipo materiale, specie se economica. In conclusione è difficile dire se l'Italia diventerà mai una nazione e, in un'ottica europeista o addirittura mondialista, non so neanche quanto sia auspicabile ma mi auguro che, strada facendo, riusciremo a trovare il modo di costruire almeno quella che vorrei chiamare coesione territoriale, una sorta di affettuoso rispetto verso chi si è ritrovata tatuata sulla pelle la stessa incolpevole definizione: italiano.