CAP. 1

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Una volta nel lontano lontano paese di Fidenze, abitato da magiche creature quali oche parlanti, birre che camminano, Giolone petulanti, vi era una strana coppia che viveva in una villetta semi-ristrutturata in via de' Macci.

La coppia in questione era formata da una lei, che chiameremo I. e un'entità di origine maschile ma dai gusti sessuali non meglio identificati (“andò cojo cojo” “ma te ci stai a provà con me?” “che ce l'hai feisbùcche?”), che chiameremo M.uccio.

I. era una donna parecchio affascinante ma, senza ragione e senza demerito alcuno, era perseguitata da una creatura semi-divina, l'immortale Sfiga, che l'aveva condotta a divenire una solitaria amante dei gatti, che alcuni avrebbero definito “interessante” nella sua personalità variopinta, altri semplicemente pazza, ed a soli 22 anni era già una vecchia zitella.

Il suo passatempo preferito, come già quello di Van Gogh prima di lei, era andare nel posto dove gli spazzini gettavano l'immondizia ed osservare l'intrigante scena assieme ai suoi 10 gatti, i quali però non avevano mai abbastanza rispetto per l'evento, e si gettavano impunemente tra la spazzatura alla ricerca di pezzi di ciccia marci, provocando inevitabilmente le ire di I. la quale, rimproverandoli aspramente, li riconduceva a casa, non con poco sforzo, per metterli puntualmente in punizione.

La punizione dei gatti consisteva nel passare 5 ore di fila nella stanza con M.uccio ed i suoi 200 criceti.

Anche M.uccio era definibile dalla massa come un individuo “bizzarro”. Esso/a, colto da un estremo bisogno di intimità, aveva deciso di trincerarsi nella villetta in questione e, più precisamente, nella sua stanzetta con i suoi amati criceti, dei quali i preferiti erano Venere ed Adone. Tollerava solo di tanto in tanto le fastidiose incursioni di I. e dei suoi gatti. In realtà tollerava più i gatti che I. in quanto i primi almeno stavano zitti o, tutt'al più, miagolavano, mentre quest'ultima si profondeva in lamentose storie senza capo né coda sulla sua esistenza in compagnia della Sfiga, che a M.uccio era molto più simpatica di I., avendola invitata con piacere più volte a prendere il thè alle 5 nella sua stanzetta, mentre a I. questo piacere non era mai stato concesso.

L'esistenza dei due andava avanti così, tra gatti e criceti, campando dei mezzi articoli che M.uccio scriveva basandosi sulle sue conoscenze musicali, ovvero sulla sua passione per Laura Pausini e Nek, mangiando le “prelibatezze” scovate da I. durante le sue perlustrazioni stile Van Gogh.

La loro vita era destinata a questa insensatezza senza fine, al buio senza luce in fondo al tunnel, senza pannocchie (che piacevano ad entrambi ma dalle quali oramai si astenevano, dopo numerose - ma neanche troppe- incursioni della Sfiga, che per cortesia oramai accompagnava anche M.uccio), senza ciliege e senza gioia, se non la poca procurata da gatti e criceti che, più che gioia, producevano escrementi.

Non c'era più nulla, oramai, che i due si aspettassero dalla vita. L'unica loro speranza era che, un giorno, si sarebbero finalmente presentati a casa loro quelli di Real Time per girare una puntata di “Sepolti in casa”.

Senonché, invece, un bel giorno...

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