CAP. 2

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 Senonché un bel giorno suonò alla loro porta qualcuno e non era Real Time e neppure il postino perché, si sa, il postino suona sempre due volte e poi basta, mentre costui continuava a pigiare il campanello ancora e ancora e ancora... sicché i gatti si misero a miagolare, i criceti a girare sulle ruote, M.uccio dallo spavento improvvisava urlettini imbarazzanti e toccò a I. alzare il sedere dal divano, odorante di pipì di gatto, per svelare il volto dell'arcano rompipalle.

Nel cuoricino di I. vi era un misto di curiosità e nervosismo, il suo oroscopo le aveva ben detto che quello sarebbe stato un giorno sfavillante per gli incontri amorosi e nel suo intimo (no, non c'era chilly) I. immaginava già che dietro quella porta ci fosse il fantomatico, incomparabile, mitico e favoloso Re delle Pannocchie. Molti dicevano che il Re in realtà non fosse altro che una leggenda metropolitana ma I. era certa della sua esistenza com'era certa che sarebbe un giorno venuto a prenderla sulla sua pannocchia-mobile e le avrebbe offerto un scoppiettante cena a base di pop corn ed una vita intera di felicità.

Insomma, quel giorno la Luna era in trigono per quelli della Vergine e per I. questo voleva dire una sola cosa: pannocchie.

La speranza, però, dovette fare un passo indietro quando la porta venne aperta perché sull'uscio non vi era altri che F.ino, accompagnato dalla Sfiga, piombata lì per il thè.

F.ino era uno scocciatore inopportuno, snervante nel suo essere e quasi peggio dei testimoni di geova, tanto che I. era quasi più gaudiosa nel vedere la Sfiga piuttosto che quest'ultimo.

F.ino ed I. si erano conosciuti per demerito di amici comuni, ovvero la bisbetica Giolona, una ninfa dei boschi dotata di una improponibile caratteristica: ad ogni passo una flatulenza rumorosa e puzzolente fuoriusciva dal ninfeo deretano.

Pur non essendo completamente soddisfatta di tale visita I. fece comunque risplendere il suo luminoso sorriso, era pur sempre un noioso sabato pomeriggio e la compagnia dei gatti dopo un po' cominciava a sapere di marcio.

Quindi si innervosì parecchio quando sia la Sfiga che F.ino ammisero di essere lì non per lei ma per M.uccio e per il suo thè. Bisogna sapere, infatti, che F.ino aveva una gran cotta per M.uccio che, però, per qualche arcano motivo lo disdegnava di brutto e non se ne capisce veramente il perché, dato che M.uccio pigliava proprio tutto.

Comunque a I. questo trio del thè pareva parecchio losco, c'era qualcosa sotto...cos'avevano in mente quei tre cervellini piccini piccini?? Una retata nei confronti suoi e dei suoi amati gatti?

Cosa comportava l'entrata in scena dell'odiato F.ino? Perchè era lì se a tutti stava sulle scatole? Quali sue doti erano necessarie a M.uccio ed alla Sfiga?

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