CAP. 3

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Prima di continuare con la nostra storia bisogna che i lettori sappiano che F.ino era un individuo veramente loschissimo. Nonostante fosse anch'egli nato sotto il segno della Vergine, come l'adorabile gattara I., in lui l'ascendente Sagittario – noto per essere il segno più odioso dello zodiaco - aveva preso il sopravvento, rendendolo un personaggio viscido e doppiogiochista. Tale abominio di uomo aveva però una dote speciale che gli rendeva la vita facile: riusciva a vedere i pensieri altrui, quando svuotava il cervello dai pensieri, con l'occhio della mente. E siccome nel suo cervello rimbalzava un unico pensiero, e solo di tanto in tanto (“patatina...patatina”), il compito di scrutare nelle idee degli altri gli risultava piuttosto semplice.

Bisogna, poi, che i lettori siano messi a conoscenza di un altro particolare, riguardante le vite di I. e M.uccio. Nonostante i due abitassero insieme oramai da parecchio tempo, più per volere altrui che dei due in questione ( ma chi se li piglia?), non è che loro ne fossero particolarmente felici. Da quando poi il proprietario della villetta in via de' Macci, il simpatico padron 'Ntoni, era schiattato lasciando come eredità la casa a I. ed a M.uccio ai quali, negli anni, si era affezionato, M.uccio covava nel profondo il desiderio di liberarsi della povera I. e dei 10 gatti e divenire l'unico proprietario dell'abitazione.

A quell'ingrato era quindi venuto in mente di usare la dote di F.ino che, come ricorderete, aveva una cotta pazzesca per M.uccio, per conoscere i segreti più intimi ed imbarazzanti di I. e poterli usare contro di lei in modo da cacciarla di casa senza troppa fatica. Naturalmente la Sfiga, che tutto sa e tutto conosce, era ben contenta di aiutare i due maniaci a mettere in atto il piano ai danni di I.

Alle 5 in punto quindi la Sfiga e F.ino si presentarono in casa Macci, attraversarono il salotto, non senza calpestare qualche gatto, e si imboscarono nella cameretta dove M.uccio li attendeva con il thè pronto ed un sorrisetto maligno sul volto.

Il piano era quello di far stare F.ino più vicino possibile ad I. in modo da leggerle nella mente e conoscere tutti i suoi scheletri nell'armadio. Maledetti! Infingardi!

Per sua fortuna I. era si in casa, a due passi da F.ino, ma se ne stava spaparanzata sul divano a guardarsi “Ma come ti vesti?” oltre che la maratona di “Obesi, un anno per rinascere” e, quindi, le uniche cose che le balenavano per la mente erano “Cacchio, Enzo Miccio è un figo pazzesco, chissà che pannocchia...” oppure “Boia, che gente! Mi ricordano la ninfa Giolona...”.

Il sabato pomeriggio di I. andò avanti così, senza pretese culturali e senza che ricordi e angosce del passato le si presentassero alla memoria.

Onde per cui, una volta finito il thè ed i pasticcini, aver fatto a battaglia di cuscini ed essersi toccati le poccette tra loro per divertissement M.uccio, F.ino e la Sfiga decisero che avrebbero dovuto trovare un escamotage per far tornare alla mente di I. i ricordi di un passato ormai lontano...


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