CAP. 4

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Il trio del thè dovette spremersi le meningi per trovare una soluzione a quell'inghippo. Dopo aver passato il pomeriggio guardando Real Time spaparanzata sul divano in pigiama, coperta da quattro gatti, I. aveva tutte le intenzioni di spendere il suo sabato sera sballandosi col Geordie shore e sognando grosse pannocchie. In tale situazione non avrebbe certo pensato ai danni combinati in gioventù che il trio avrebbe potuto usare contro di lei per metterla in sommo imbarazzo e farla scappare a gambe levate.

Il rimedio al loro problema era, però, a portata di mano: non avrebbero dovuto far altro che andare nel bosco incantato, scovare la ninfa Giolona, facilmente reperibile grazie alla scia lasciata dalle sue flatulenze, e chiederle in prestito un oggetto fatato in grado di far tornare alla mente ricordi assopiti.

Quindi il malefico trio si infilò i cappotti (rosa shocking quello di M.uccio e color malvagità quello di F.ino) per dirigersi alla volta del bosco fatato. I., nella semi oscurità del salotto, non si accorse nemmeno che i tre si dileguavano in sordina e continuò a scaccolarsi amabilmente mentre dialogava con i gatti e con la tv ed abbracciava Tonino Carotone, l'amato pupazzo a sembianze di carota gigante.

Il trio nel frattempo era già sul bus, si fece lasciare alla fermata Bosco 1 e dopo una decina di minuti di camminata i tre si trovarono immersi nelle fratte.

La Sfiga, dopo un'estrazione a sorte, dovette mettersi ad annusare sonoramente alla ricerca della ninfa, mentre gli altri due si tappavano il naso. Fu un'ardua prova questa ma, essendo la Sfiga una creatura immortale, almeno non ci avrebbe lasciato le penne e annusa di qua, annusa di là alla fine riuscirono a scovare il nascondiglio della Giolona.

La ninfa viveva in una casetta a forma di grosso fungo; i tre bussarono e la scoreggiona, aprendo, si presentò alla porta vestita in maniera discinta, come sue solito, con le poppe al vento, mentre sorseggiava una Moretti gigante e faceva due chiacchiere con un'oca riccioluta e un'amante dei barboncini. Il trio non si dilungò troppo in convenevoli e, approfittando anche dell'amicizia che legava il malvagio F.ino alla ninfa, le chiesero subito uno stratagemma da adottare.

La ninfa, all'inizio, ci pensò un po' su. Non era sicura che quella fosse un'azione degna di lode ma alla fine cedette, complice anche l'odio, da sempre celato, provato nei confronti di I. e dei suoi numerosi talenti da curriculum: la conoscenza delle lingue, il sedere sodo, la pelle liscia come seta.

Detto fatto! La ninfa Giolona svelò l'oggetto da utilizzare, che però oggetto non era. Bensì si trattava di un Patarospo, conosciuto anche come Rospo Sballerino. Una leccata al detto rospaccio e la mente di I. si sarebbe svuotata dei pensieri impuri sulle pannocchie e avrebbe ripercorso gli antichi errori mentre quello stupidino di F.ino scrutava tra i suoi ricordi.

Che colpaccio per il malefico trio! Che trovata!!

M.uccio prese il rospo, ringraziò la ninfa con un lungo bacio alla francese e assieme agli altri due ripartì alla volta di casa in via de' Macci, numero civico 53, campanello “Coniglio”.


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